mercoledì 1 aprile 2020

Atlante mondiale della zuppa di plastica

Legambiente  e Plastic Soup Foundation presentano "L'Atlante mondiale della zuppa di plastica",  libro edito da Edizioni Ambiente che racconta le cause e gli effetti di una delle più grandi emergenze ambientali attraverso studi scientifici, immagini impressionanti e infografiche. Per incoraggiare il lettore a riflettere, ma soprattutto, ad agire, vengono elencate le possibili soluzioni volte a contrastare l'inquinamento ambientale da plastiche, uno dei più gravi problemi ambientali con cui abbiamo mai dovuto confrontarci. Ne è consapevole anche l'80% degli italiani, che teme di trovarsi di fronte a un vero e proprio disastro ambientale. 

"Il marine litter - spiega Stefano Ciafani, presidente di Legambiente, nella sua prefazione - è un'emergenza ambientale planetaria, la seconda dopo i cambiamenti climatici. L'Atlante mondiale della zuppa di plastica ne fornisce una chiave di lettura divulgativa e approfondita, a cui la nostra associazione ha contribuito con il capitolo sull'Italia....."


Da questo lavoro sono scaturite le leggi italiane che hanno messo al bando i sacchetti per la spesa e i bastoncini per le orecchie non compostabili e le microplastiche nei cosmetici da risciacquo. Norme che sono state copiate in due direttive europee e che dovrebbero essere replicate in tutto il mondo, nei paesi industrializzati, con economie emergenti e in via di sviluppo.
L’impatto del marine litter è testimoniato anche dai dati raccolti in questi anni da Legambiente. Solo nel 2018 i volontari dell’associazione hanno ripulito più di 600 spiagge italiane, rimuovendo un’incredibile mole di rifiuti: 200.000 rifiuti tra tappi e bottiglie, più di 100.000 cotton fioc e circa 62.000 tra piatti, bicchieri, posate e cannucce di plastica. L’ultima indagine Beach Litter di Legambiente ha permesso di registrare una media di 968 rifiuti ogni 100 metri lineari di spiaggia su 93 spiagge italiane tra aprile e maggio scorso: l’81% di questi è rappresentato dalla plastica. Rifiuti contati e catalogati anche per sfatare un mito: la maggior parte dei rifiuti che giacciono sulle nostre spiagge non sono infatti rifiuti abbandonati direttamente in loco dalle persone. L’inquinamento dei mari ha origine per almeno l’80% sulla terraferma, dall’abbandono consapevole ma anche e soprattutto dalla cattiva gestione dei rifiuti da parte dei comuni e delle società di igiene urbana e dalla cattiva depurazione dei reflui civili.
Nel libro si affronta anche un altro tipo di inquinamento invisibile, ma anche incalcolabile e irreversibile quello delle microplastiche. Goletta dei laghi, di Legambiente, ha dimostrato che in tutti i principali bacini lacustri italiani monitorati sono presenti le microplastiche: lo studio che Legambiente conduce dal 2016 insieme a Enea evidenzia una crescita che arriva fino all’80% della quantità di microplastiche per metro cubo di acqua filtrata, in campioni presi a valle degli impianti di depurazione, rispetto a quelli presi a monte.
I rifiuti in mare hanno impatti negativi anche sulle specie che abitano questo ecosistema: tartarughe, mammiferi e uccelli marini, filtratori, invertebrati o pesci, a livello di individui o di specie. È stato calcolato che dal 1997 al 2012 il numero di specie che ha subito danni a causa dei rifiuti marini è cresciuto del 40%, da 247 a 663. I rifiuti in plastica, in particolare, sono responsabili dell’88% degli eventi registrati e circa il 15% delle specie vittime di aggrovigliamento e ingerimento di rifiuti marini è sulla Red List delle specie minacciate dell’IUCN (International Union For Conservation Of Nature, Unione mondiale per la conservazione della natura).
Nel libro si spiega anche l’importanza delle campagne di informazione e dei bandi che riducono il consumo di plastica come nel caso delle buste per l’asporto merci.
Infine, un focus è dedicato alle possibili soluzioni a partire dalle campagne informative per contrastare l’abbandono consapevole alla corretta gestione dei rifiuti per alimentare le filiere produttive dell’economia circolare. Aiuta anche l’innovazione di prodotto come nel caso delle bioplastiche che, oltre a rappresentare un’alternativa green alla plastica derivante dal petrolio, aiuta la filiera industriale del compostaggio delle materie organiche. Inoltre, anche la plastica spiaggiata può essere riciclata. Lo ha dimostrato la campagna #AllungaLaVita, realizzata da Ippr (Istituto per la promozione delle plastiche da riciclo) e da Federazione Gomma Plastica in collaborazione con Legambiente che ha dato nuova vita ai rifiuti prelevati dalla spiaggia Coccia di Morto di Fiumicino (Roma) e il progetto sperimentale di fishing for litter Arcipelago Pulito – promosso insieme a Unicoop Firenze e Regione Toscana – che ha permesso di riciclare il 20% dei rifiuti portati a galla dai pescatori di Livorno.
N.B. PER LEGGERE IL LIBRO CLICCA QUI:

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