L'ombrello "solare" nasce da un'idea del prof. Giuseppe Dini, presidente raggruppamento Gev (Guardie volontarie ecologiche) provincia di Pesaro e Urbino e Coordinatore WWF a seguito del ritrovamento di una serie di materiali abbandonati da alcuni maleducati durante i campi di specializzazione dell’AGESCI nei settori “Mani abili” e “Amico della natura” per esploratori/guide e da lì nacque l'idea....
Tra gli oggetti trovati c'era un ombrello da uomo senza manico, una piccola graticola, assi e pali residui di costruzioni.
"L’ombrello da uomo era
abbastanza grande (110 cm di diametro), con la parabola piuttosto piatta rispetto
a quelli da donna, quindi decisi di far acquistare un rotolo di alluminio da
cucina e un barattolo di mastice.
L’impresa che proposi al
gruppo di ragazzi che mi erano stati assegnati, era di costruire una parabola
solare a riflessione, che ci permettesse di valutare il possibile utilizzo del
sole.
Alle ragazze affidai il
compito di realizzare gli spicchi di alluminio che avrebbero incollato
all’interno dell’ombrello. Con i ragazzi realizzai il supporto. Questo doveva
avere la base ampia per garantirne la stabilità, ruotare orizzontalmente ed
inclinarsi verticalmente almeno entro una determinata misura.
Una pentola di alluminio degli scout, con due litri di acqua, bollì in circa venti minuti con la soddisfazione di tutti i ragazzi che collaborarono a questa impresa e destando forte curiosità negli altri che erano impegnati in specializzazioni diverse.
Con gli assi realizzammo una base, nella cui tavola centrale eseguimmo con lo scalpello, un foro. Tagliammo un palo per una lunghezza di 70 cm, e da una parte costruimmo un perno a battuta da infilare nel foro della base. Dall’altra estremità realizzammo, con la sega, un incavo centrale piuttosto profondo. Su questo doveva passare uno spezzone di tubo metallico lungo 40 cm. Utilizzando il trapano elettrico (avevamo a disposizione l'elettricità), forammo lateralmente sia il supporto che il tubo, incernierandolo
mediante una vite a galletto rimediata dalla cassetta della attrezzatura;
sulla parte esterna più lunga, del tubo, che dava verso il basso;
con due fisher fissammo dalla parte alta un mattone pieno, che
fungeva da contrappeso.
Le ragazze nel frattempo avevano finito di incollare i fogli di alluminio all’interno dell’ombrello. Infilammo perciò la sua punta nel tubo; per evitarne la rotazione realizzammo un foro che ci permise di infilare trasversalmente un chiodo ripiegato.
Una volta orientato al sole, utilizzando del cartoncino nero trovammo il “fuoco della parabola. Lì fissammo la griglia anche questa incernierata, ovviamente tagliando la parte di asta dell'ombrello che era di più..
A volte non servono grandi attrezzatura per fare una esperienza accattivante: qualche informazione, credere in quello che si fa e cercare di fare del proprio meglio".
A cura di Giuseppe Dini
www.educambiente.it
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